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Museo della Guerra

Il Museo della Guerra - Linea Gotica di Castel del Rio nacque nel 1978 grazie all'intraprendenza e all'impegno di alcuni cittadini che, colta un'idea del Dott. Paolo Cenni, poi primo presidente, si costituirono come associazione volontaria e avviarono la raccolta di reperti e materiali bellici rinvenuti nella vallata del Santerno.

Oggi, dopo la ristrutturazione del Palazzo Alidosi e grazie ai contributi comunali, dell'Istituto dei Beni Culturali e di alcuni privati, il Museo della Guerra - Linea Gotica si sviluppa su più di 800mq di superficie tra le sezioni dedicate alla Grande Guerra, alla Seconda Guerra Mondiale e al passaggio del fronte in vallata, all'attività Partigiana e alla Deportazione di cittadini di Castel del Rio.
Esso consta di più di 1600 pezzi, alcuni dei quali rari e pregiati, e di una biblioteca tematica utile di circa 1500 testi, anch'essi frutto di donazioni.

Associazione

L’Associazione Museo della Guerra-Linea Gotica di Castel del Rio, fondata nel 1978 grazie all’intraprendenza di Paolo Cenni e di alcuni soci fondatori - tra cui l’attuale direttore del Museo, Ivano Rossi - ha per scopo primario la gestione e l’indirizzo programmatico-progettuale del Museo della Guerra di Castel del Rio.

Oltre a ciò, come indicato nello stesso statuto, l’Associazione promuove la conoscenza della storia locale attraverso attività intellettuali proprie o delegate, anche finalizzate alla stesura di testi e pubblicazioni. I soci iscritti sono 85.

Presidente e legale rappresentante, eletto nel 2000 e riconfermato ogni 2 anni così come da statuto, è oggi Alberto Baldazzi.

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Biglietteria

APERTO NEI POMERIGGI FESTIVI
Tutti i giorni su prenotazione per scolaresche e comitive
tarif catacombes
Ingresso € 2,50
Ragazzi fino a 10 anni ingresso libero
Scolaresche e comitive sconto 50%

Per prenotare la visita contattare uno dei seguenti numeri:
0542 95554 (Museo della Guerra di Castel del Rio)
335 6816098 (Ivano Rossi, Direttore del Museo)

In alternativa, è possibile effettuare la prenotazione via e-mail cliccando sul pulsante qui sotto: è comunque necessario attendere la conferma da parte del Museo.

Dove Siamo

Palazzo Alidosi
40022 Castel del Rio
Bologna, Italia.

Per informazioni,
tel: 0542 95554
fax: 0542 95554
e-mail: info@museodellaguerradicasteldelrio.it

La storia della valle

Popolata sin dai tempi più remoti, la valle del Santerno ha offerto testimonianze della presenza dell’uomo riferibili all’età del Bronzo (i frammenti di ceramica e gli oggetti metallici di Casalfiumanese e di Fontanelice) e, più numerosi, quelli d’epoca villanoviana (le tombe presso Borgo Tossignano, VIII secolo a.C.). Dopo l’invasione celtica, cui risale il sepolcreto di Fiagnano dove è stata rivenuta una spada di ferro, la valle viene colonizzata dai Romani: consistenti sono le tracce dei pagi, nuclei legati ad un’economia agreste e alla produzione della pietra e del laterizio. Le aree preferenziali sono i terrazzi fluviali, al riparo dalle piene del Santerno. Un sito particolarmente significativo è quello di Serraglio di Casalfiumanese, ove è stata rinvenuta la stele dei Caesii, una delle famiglia dominanti; un altro è a Tossignano, dove era attiva una cava di selenite (I sec. a.C.). Nel pieno periodo romano fiorisce anche qui la villa urbana, in genere collocata nei siti poi occupati dalle case fortificate del medioevo.

Dopo la dominazione bizantina e longobarda, il medioevo in vallata si contraddistingue per la diffusione di rocche e castelli, normalmente situati in posizione elevata nei pressi delle principali vie di comunicazione. Trentasette sono quelli documentati; ancor oggi visibili il Castellaccio (Castrum Rivi, XIII sec.), il rinascimentale Palazzo Alidosi - con lo splendido Cortile delle Fontane (sec. XVI) - e il castello di Cantagallo, tutti e tre a Castel del Rio; quello di monte Battaglia (Comune di Casola Valsenio), sulla strada di crinale che univa Romagna e Toscana, anticamente percorsa dai pellegrini; la torre di Fiagnano, in territorio di Casalfiumanese.

Contesi dalle Signorie – gli Alidosi, vicini ai Medici, e gli Sforza – nel periodo rinascimentale, poi feudi di famiglie notabili (Altemps) per tutto il Seicento e il Settecento, i territori della valle furono annessi alla Repubblica Cisalpina e poi allo Stato Pontificio, prima dell’Unità d’Italia e del loro inserimento nella Provincia di Bologna. Durante l’ultima guerra mondiale, dopo lo sfondamento alleato della Linea Gotica presso il Passo del Giogo, vicino Firenzuola, il fronte avanzò lungo il Santerno e si arrestò tra Fontanelice e Borgo Tossignano per tutto l’inverno ‘44-’45. Molti sono le località che videro aspre battaglie tra Americani, Partigiani e Tedeschi, soprattutto nel territorio di Castel del Rio: tra i più noti monte Carnevale, Pratolungo, monte Battaglia, Ca’ di Guzzo. Ai quei tragici eventi è dedicato il Museo della Guerra di Castel del Rio, allestito presso il Palazzo Alidosi

La Linea Gotica

Sul finire dell'estate del 1944, quando la linea del fronte si avvicina ai valichi appenninici tra Firenze e Bologna e alla valle del Santerno, l'esito generale della guerra appare ormai scontato. Il 25 agosto gli Alleati hanno liberato Parigi, e nelle settimane successive si apprestano a raggiungere i confini tedeschi. Nella Francia meridionale le truppe americane e francesi sbarcate il 15 agosto si spingono decisamente verso l'interno lungo la direttrice del Rodano. Sul fronte russo i tedeschi non riescono più ad opporsi validamente alla pressione dell'Armata Rossa, che il 30 occupa il vitale centro petrolifero di Ploesti (Romania) e il giorno successivo entra a Bucarest. Sul fronte italiano le forze di occupazione tedesche hanno condotto durante la primavera e l'estate una estenuante ritirata nel corso della quale le perdite della Wermacht, decisa a combattere per ogni metro di terreno, sono state enormi.

La ragione di tanta ostinazione è da ricercare nella decisione di Kesselring di stabilire poco sopra Firenze una nuova linea difensiva: ogni giorno guadagnato dalle truppe sul campo è utilizzato per allestire rifugi protetti, bunker, reticolati e campi minati lungo una linea che, sfruttando le difese naturali offerte dall'Appennino Tosco-Emiliano, va dal Mar Ligure all'Adriatico. Lungo tale sbarramento, che i tedeschi chiamano Linea verde e gli Alleati Linea Gotica, i punti cruciali sono naturalmente costituiti dai valichi appenninici della Futa e del Giogo e dal settore adriatico, che meglio si presta alle operazioni condotte dai mezzi corazzati. L'organizzazione Todt, che mobilitava oltre ai genieri tedeschi anche cinquantamila lavoratori italiani, aveva intrapreso i lavori di costruzione della linea difensiva già nell'ottobre 1943, quando le truppe alleate più vicine distavano ancora poco meno di cinquecento chilometri. I costruttori tedeschi erano ben consci dell'impossibilità di realizzare una linea continua di difese fisse lungo tutto il tracciato previsto.

Questo, partendo da Massa, dirigeva a sud e proseguiva lungo i monti sopra Lucca e Pistoia, descriveva poi un arco verso nord fino ai passi della Futa e del Giogo, e terminava seguendo i crinali appenninici fino al loro declinare, nella stretta fascia litoranea nei pressi di Pesaro, per una lunghezza totale superiore ai duecentosettanta chilometri.

Così gli ingegneri della Todt furono costretti a fare affidamento sull'abbondanza di difese naturali offerte dai rilievi montuosi e a concentrare le opere più rilevanti nei tre settori critici: le due zone litoranee (soggette anche al rischio di operazioni anfibie) e il Passo della Futa, dove i pendii erano meno aspri e dove transitava la Statale 65, l'unica strada in grado di assicurare alle divisioni alleate il transito verso Bologna e la Pianura Padana. Questi settori furono dunque fortificati con maggior cura.

Particolare attenzione venne dedicata all'area del Passo della Futa, e specialmente alla zona circostante l'abitato di Santa Lucia, circa tre chilometri a sud: qui vennero stesi reticolati protetti da campi minati, venne scavato un fossato anticarro lungo due chilometri e mezzo, furono realizzate forti postazioni di fuoco (molte delle quali interrate, realizzate in cemento armato e dotate della torretta del carro Panther con il suo temibile cannone da 75mm). I vari apprestamenti difensivi erano collegati tra loro da una rete di trincee. Sui pendii non esposti al tiro vennero costruiti numerosi ricoveri per la truppa, tutti accuratamente mimetizzati sotto le abetaie per sfuggire all'osservazione dei ricognitori alleati.